LO SPETTACOLO

 Qual è “Il Prezzo”? È quello che ognuno di noi paga per vivere. Due fratelli, di famiglia agiata, dopo il crollo finanziario del 1929, hanno assunto due posizioni completamente antitetiche. Uno, Victor, ha abbandonato gli studi nei quali brillava, si è arruolato in polizia per poter mantenere il padre caduto in miseria. L’altro, Walter, sottraendosi alle responsabilità familiari, ha proseguito gli studi ed è diventato un grande chirurgo. La nostra vita è ancorata alle scelte operate nel passato. In quelle scelte, sia pur condizionate in diversa misura, noi avevamo bene o male creduto, tanto è vero che le abbiamo fatte o subite. Ma col passare del tempo ciò che sembrava importante cambia, diventa a volte grottesco, a volte ridicolo, a volte tragico.  È impossibile quindi per l’uomo distinguere in modo definitivo il bene dal male, perché tutto muta e, in questa fluidità dell’esistere, è illusorio porre le basi di un edificio morale che resista all’erosione del tempo. Miller affronta ne “Il Prezzo” il tema della conoscenza, una conoscenza non metafisica ma tutta terrena e umana. Come se la nostra vita, il nostro passato, analizzati nel presente, ci appaiono talvolta come un sogno o una storia che qualcuno ci abbia raccontato e dove la distinzione fra realtà e irrealtà è quasi impossibile. Commedia costruita per quattro caratteri che rappresentano uno spaccato di una società che non è solo americana ma nella quale ognuno di noi, oggi più che mai, può riconoscersi e perciò interrogarsi. Personaggi tondi, vivi, vulnerabili che, grazie alla sublime scrittura di Miller, ci trascinano in un mondo dove l’ironia livida, i dubbi, la cattiveria e l’incertezza riempiono lo spazio scenico che, nella sua immobilità, si presenta come un ring dove lo scontro avviene attraverso un intreccio di parole che rimbalzando da un lato all’altro e ti tolgono il respiro.

 

IL TRAILER

FOTO DI SCENA

NOTE DI REGIA

Ho accolto con grande entusiasmo la responsabilità di dirigere questa commedia di ARTHUR MILLER che è stata scritta nel 1968 e che in Italia è praticamente inedita. È un’opera a mio avviso molto importante e che proprio in questi giorni viene riproposta negli Stati Uniti e in Inghilterra in occasione del decimo anniversario della morte dell’autore. Ma è importante perché riprende argomenti cari a Miller ed ad altri autori americani della seconda metà del novecento che hanno focalizzato sul tema della famiglia e del disagio legato a mutamenti storico-economici il loro interesse più appassionato. In questa commedia tutto ha un prezzo: le scelte, i ricordi, gli errori, le vittorie e le sconfitte.

Ma quello che mi ha colpito di più in questo lavoro così ben strutturato nella sua alternanza di momenti divertenti e di momenti drammatici è stata la consistenza e lo spessore dei quattro personaggi che animano la storia. Un poliziotto di New York che deve vendere tutti i mobili accumulati da un padre che per anni si era isolato in un appartamento in cui questi oggetti erano accatastati e che a sedici anni dalla sua morte devono essere venduti perché l’edificio sta per essere abbattuto, una moglie con dei problemi di alcol e di depressione, un fratello che da anni ha fatto un suo percorso di successo perché ha saputo allontanarsi dalle conseguenze della crisi e col quale il poliziotto non ha contatti da più di dieci anni e che ricompare sulla scena proprio in occasione di questa vendita. E un quarto personaggio, un venditore di mobili usati, che dovrà stabilirne il prezzo.
Un dialogo a volte divertente e caustico e a volte drammatico come in un dramma di O’Neil.
Grazie anche ad uno sforzo produttivo raramente riscontrabile nel teatro privato ho potuto collaborare con i migliori artisti e professionisti del settore. Soprattutto ho avuto occasione di stare in scena con i colleghi che amo e di ripetere con Umberto quel sodalizio che ci ha legati per anni da “L’uomo difficile” fino a “Copenaghen”. E’ stata un’esperienza felice dirigerli perché essi parlano un linguaggio che ben conosco: quello del teatro di interpretazione.
Massimo Popolizio

IL "MIO" PREZZO

Sei anni fa nella libreria del National Theatre di Londra mi capitò tra le mani “The Price” di Arthur Miller e la memoria mi riportò ad uno spettacolo interpretato da Raf Vallone negli anni sessanta. Cominciai la lettura e fui catturato dal dialogo e dall’attualità della vicenda. Cercai una traduzione italiana ma era inesistente. Decisi che avrei portato in scena la commedia solo se avessi trovato tre bravissimi attori nei ruoli principali e in tal caso per me avrebbe avuto un senso interpretare Gregory Solomon un mediatore di mobili di novant’anni.
I miei desideri si sono avverati: ho tre splendidi compagni e finalmente “Il prezzo” gode di una traduzione italiana che viene a colmare una lacuna nell’opera omnia di Miller nel decennale della sua scomparsa.


Umberto Orsini